Pubblicato Mercoledì 29 aprile 2020

Aumenta l'ansia nelle relazioni, occorre il coraggio di chiedere aiuto

Intervista al dott. Giovanni Davì, psicologo clinico

Aumenta l'ansia nelle relazioni, occorre il coraggio di chiedere aiuto
Aumenta l'ansia nelle relazioni, occorre il coraggio di chiedere aiuto

Nella tua esperienza, quali sono i disturbi o i problemi più comuni per cui le persone si rivolgono alla tua figura?
Disturbi d’ansia e disturbi dell’umore. Volendo essere più precisi, per quanto riguarda l’ansia sto assistendo ad un incremento delle difficoltà delle persone nella sfera relazionale. Soprattutto i più giovani sembrano provare molta ansia nel relazionarsi con i pari, a cui è collegata un vissuto di auto-svalutazione e disistima che ci porta ad una condizione di umore depresso.

Vedi ancora timore o diffidenza verso la figura dello psicologo?
Timore o diffidenza nei confronti della figura dello psicologo, no. C’è un po’ di timore, a mio avviso, nel far sapere ad altri di aver intrapreso un percorso psicologico o psicoterapeutico. Andare dallo psicologo viene ancora percepito, talvolta, come da “sfigati”, deboli. Purtroppo c’è ancora l’idea che dallo psicologo ci vada chi ha dei problemi, trascurando il fatto che tutti noi possiamo avere dei problAuemi o, meglio, delle difficoltà durante il nostro percorso di vita. Vorrei, invece, che ci fosse una maggiore consapevolezza del fatto che dallo psicologo ci va chi vuole risolvere i propri problemi!

Limitatamente a quello che puoi dire, come li vedi "cambiare" durante il percorso? Quale è secondo te la cosa più utile che gli trasmetti?
Sicuramente un percorso psicologo o psicoterapeutico ti porta ad avere una maggiore consapevolezza, sia di te stesso che del mondo circostante. O meglio, questo sarebbe uno degli obiettivi! Ed è uno degli obiettivi iniziali. La terapia inizia, infatti, con l’imparare a riconoscere i propri modi di fare, da dove provengono e a cosa ci servono. Solo una volta che si è compreso questo, possiamo poi decidere se cambiarli ed iniziare ad apprendere nuovi e migliori modi di fare. Per la seconda parte della domanda, vorrei rispondere con una mia speranza, uno dei motivi che mi ha spinto ad intraprendere questa professione e che tutt’ora mi alimenta: vorrei che le persone che vengono da me, uscissero dallo studio con la consapevolezza di non essere “malati”, “sbagliati”, “deboli” o “pazzi”. Stanno attraversando delle difficoltà, come potrebbe capitare a chiunque di noi! Ciò che li può differenziare dagli altri, eventualmente, è che hanno avuto il coraggio di chiedere aiuto e hanno deciso di intraprendere un percorso per migliorare e riprendere in mano la propria vita.

Dott. Giovanni Davì

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